Coronavirus - aggiornamenti

Coronavirus, in Germania oggi pomeriggio tutti in riva ai fiumi: la lezione tedesca contro il lockdown della follia
La differenza dell'approccio tra Germania e Italia in tema di lockdown è estremamente ben rappresentata in due foto scattate una a Monaco e l'altra a Rimini



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La Germania è uno degli stati europei meno colpiti dalla pandemia di coronavirus, di cui già  abbiamo elogiato l'eccellenza nella lotta all'emergenza per quanto riguarda il settore sanitario e le misure imposte, neanche minimamente paragonabili alla rigidità  di quelle in vigore in Italia. Un chiaro esempio di questo sono le due foto che trovate nella gallery scorrevole in alto a corredo dell'articolo.

La prima è stata scattata alle ore 15 di oggi, sabato 18 aprile 2020, sulle sponde dell'Isar, nel cuore di Monaco di Baviera: tanta gente a prendere il sole e a godersi il caldo primaverile, ma ordinata e distanziata per rispettare le regole del distanziamento sociale. Un Paese responsabile, come l'emergenza richiede, ma comunque non privo delle libertà  personali più basilari. La seconda foto è stata scattata ieri, 17 aprile, a Rimini: un uomo solo disteso su una sdraio in spiaggia mentre arrivano subito i controlli delle forze dell'ordine. Le immagini parlano da sé e offrono un chiaro spaccato della differenza di approccio all'emergenza tra Italia a Germania.

Sulle immagini di Monaco, Corrado Formigli, noto giornalista e conduttore televisivo italiano, sulla sua pagina Facebook ha scritto quanto segue: â€œàˆ un'immagine che si presta a una serie di osservazioni. Innanzitutto notiamo che non ci sono anziani, i più fragili e vulnerabili. Le persone si raggruppano per nuclei familiari, per il resto si distanziano quel che serve. In sintesi, i cittadini si regolano sulla base del proprio senso di responsabilità , senza autocertificazioni cartacee. La presenza della polizia è molto discreta. Com'è possibile? àˆ noto che la Germania ha saputo gestire il contagio piuttosto bene. I contagiati ufficiali oggi sono oltre 142 mila, i morti complessivi circa 4300. L'età  media dei malati è molto più bassa che in Italia, secondo gli esperti per via della peculiarità  della società  tedesca dove i ragazzi vanno a vivere da soli presto e frequentano poco gli anziani (e dove il contatto fisico è molto meno accentuato che da noi). Inoltre, l'alto numero di tamponi eseguiti tempestivamente ha permesso di mappare rapidamente il territorio e isolare i contagiati con più efficacia. Per fare tanti tamponi, la Germania si è avvantaggiata di un piano pandemico ben organizzato e di ottime scorte di reagenti chimici, quegli stessi reagenti di cui l'Italia si trova drammaticamente a corto. Stesso discorso vale per i Dpi, i dispositivi di protezione, distribuiti efficacemente al personale sanitario, e per i respiratori, abbondanti in Germania dove ci sono alcuni dei più importanti produttori al mondo di ventilatori polmonari. A tutto questo aggiungiamo che la Germania aveva prima del contagio cinque volte i posti di terapia intensiva dell'Italia (con una volta e mezzo degli abitanti), numero ulteriormente aumentato durante l'epidemia. Insomma, i tedeschi non si sono mai lontanamente trovati con le terapie intensive esaurite come purtroppo è accaduto in Lombardia. Le aziende tedesche non sono mai state chiuse e i parchi sono sempre stati tenuti a disposizione dei cittadini pur nel rispetto delle regole di distanziamento”.

“Ora, senza ombra di polemica, prima di sputare sui tedeschi additandoli come i “nipotini di Hitler” (come ha fatto uno sciagurato senatore della Repubblica che neppure è degno di essere nominato) e attribuire l'esplosione del contagio e il numero dei morti in Lombardia alla “sfiga” magari studiamo un po' meglio chi è stato più bravo di noi. Perché l'Italia sarà  anche stata sfortunata. Ma la mancanza di Dpi, la scarsità  di terapie intensive, la mancanza di scorte di reagenti chimici, il poco personale sanitario, l'insufficiente coordinamento fra Stato e Regioni, la mancanza di produttori nazionali di materiale sanitario cruciale in caso di epidemie, l'indebolimento dei presidi sanitari territoriali, ecco: quella non è sfiga. àˆ il segno di un Paese preso enormemente alla sprovvista dal Covid 19 e che dovrà  umilmente imparare molte cose da chi ha fatto meglio di noi. Se non altro, per rispetto delle 23 mila vittime di questo disastro”, ha concluso Formigli.

http://www.meteoweb.eu/2020/04/coronavirus-approccio-germania-italia/1423864/#2
 
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Dopo i morti di covid verranno i morti di fame. Tutto nel silenzio di Tg e grandi testate

Riaprire o non aprire? àˆ questo il grande punto interrogativo per il governo. Se da una parte i presidenti di Regione, gli imprenditori e le aziende premono perché di soldi non ne hanno più e l'esecutivo tarda a farglieli arrivare (sempre ammesso che mai gli arrivino), dall'altra la politica e il comitato scientifico frenano. Lombardia e Veneto sono due delle Regioni più colpite dalla pandemia di coronavirus, e sono anche le due Regioni che più di tutti stanno premendo per riaprire. Il governatore Zaia, ad esempio, è stato perentorio e non sbaglia quando dice al Corriere: “Il vero tema è decidere se chiudere tutto e morire in attesa che il virus se ne vada o aprire e convivere perché oltre ad un certo limite non è più sostenibile. Se ci sono i presupposti di natura sanitaria dal mondo scientifico, si può aprire con tutto anche prima del 4 maggio”. Già , perché chi è sui territori sa che nel frattempo le persone iniziano – letteralmente – a morire di fame.

Dello stesso avviso sembra essere Pierluigi Magnaschi che con uno straordinario pezzo su ItaliaOggi denuncia che tutti (premier in testa) fingono di non sapere che c'è già  gente che muore di fame. E continuare a lasciare l'Italia “chiusa” di certo non migliorerà  la situazione. Scrive Magnaschi: “Il mio scoop è questo: centinaia di migliaia di famiglie italiane sono oggi letteralmente alla fame. Lo sono perché, essendo povere e non avendo risorse da parte e soprattutto non essendo prese in considerazione da nessuno sono state investite in pieno dallo tsunami del coronavirus senza disporre di ammortizzatori e nell'indifferenza di tutti, e soprattutto di quel ceto politico che avrebbe dovuto essere stato eletto per difenderle”.

Magnaschi regala un ritratto perfetto della condizione in cui versano, oggi, in questo momento, milioni di italiani: “Improvvisamente queste famiglie, e sono centinaia di migliaia, in aumento ogni giorno di decine di migliaia, nell'indifferenza di tutti, si sono trovate senza risparmi (anzi con qualche debituccio ineliminabile) e senza redditi”. C'è chi ha perso il posto (barman, cameriere, sguattero, commesso, pulitore di vetrine e così via) “perché la microimpresa (che magari tanto lo apprezzava) è stata chiusa per decisione (giusta) dello Stato. Il quale Stato però, mai indispensabile come adesso, se funzionasse, si è dimenticato di risarcire l'impresa (come nel caso degli espropri) per il sacrificio che gli ha imposto a nome della società â€. Già , è questo il punto: lo Stato continua a far star chiusa l'Italia ma non aiuta economicamente chi ne sta pagando il prezzo più alto.

“Per questo tipo di famiglia che è sul bordo del precipizio, l'intervento sostitutivo di uno Stato degno di questo nome dovrebbe essere immediato, sicuro, certo e continuativo. Così come lo è la bombola dell'ossigeno per i malati di coronavirus curati in casa. Il governo delle 48 pagine piene di 19.845 parole, del decreto, sulla “liquidità â€, aveva inventato, per gli esercizi commerciali che possono ottenere la cassa integrazione in deroga, l'obbligo, da parte delle aziende costrette a chiudere e quindi con l'acqua alla gola, di anticipare, a favore dei loro dipendenti, l'ammontare della cassa integrazione, della quale sarebbero poi state rimborsate solo in occasione della loro successiva rata fiscale”. Un'assurdità .

Infine Magnaschi lancia un allarme, che ormai sono in tanti a toccare con mano: “Oltre alla mattanza sociale (che è inaccettabile) il governo (perché è a lui che competono queste scelte) gioca anche con la stabilità  civile. Una famiglia, quanto può resistere senza reagire in questa situazione di estremo bisogno? Un disperato è pericoloso. Un milione di disperati nel pieno delle forze (e della disperazione) può diventare pericolosissimo”.

https://www.ilparagone.it/attualita/italia-persone-muoiono-fame/
 
Mes, appello di 101 economisti al Governo: “Non firmate quell'accordo”

Non i populisti. Non i sovranisti. Non i dissidenti. Non qualche pazzo che urla di continuo “No al Mes”. Ma 101 economisti di fama internazionale. Sono loro ad aver firmato un appello rivolto al nostro governo per non piegarsi all'accordo che vuole l'Europa e che finirebbe per mettere in ginocchio l'Italia. Sì, perché come racconta un articolo pubblicato su micromega, “l'accordo raggiunto dall'Eurogruppo il 9 aprile scorso sugli interventi europei per fronteggiare la pandemia e le sue gravissime conseguenze economiche è insufficiente, prefigura strumenti inadatti e segna una continuità  preoccupante con le scelte politiche che hanno fatto dell'eurozona l'area avanzata a più bassa crescita nel mondo”.

Quell'accordo non prende atto dell'eccezionalità  della situazione, senza precedenti almeno nell'ultimo secolo, né del fatto che questo sconvolge i paradigmi che hanno guidato la politica economica negli ultimi decenni. “Tra i ministri delle Finanze sembra prevalere l'idea che quanto sta accadendo possa essere circoscritto nel tempo a una parentesi relativamente breve, chiusa la quale si possa tornare senza problemi a comportarsi come prima. Non è così, come ha ben spiegato una personalità  di riconosciuta competenza come l'ex presidente della Bce Mario Draghi. L'eccezionalità  delle circostanze dovrebbe far prendere in esame provvedimenti eccezionali, che dovrebbero avere almeno due caratteristiche essenziali”.

“Essere attivabili in tempi il più possibile brevi; ridurre al minimo possibile l'aumento dell'indebitamento degli Stati, già  destinato inevitabilmente a crescere per finanziare gli interventi indifferibili per ridurre i danni della crisi. La sola opzione che risponda a questi due requisiti è il finanziamento monetario di una parte rilevante delle spese necessarie da parte della Banca centrale europea. Si tratta di una opzione esplicitamente vietata dai Trattati europei. Ma anche i trattati, in caso di necessità , possono essere sospesi nel rispetto del diritto internazionale e questo è oltretutto già  avvenuto”.

“La monetizzazione di spese giudicate inderogabili non è una procedura inusitata. àˆ stata appena formalizzata nel Regno Unito, mentre le più importanti banche centrali del mondo – Federal Reserve e Bank of Japan – la praticano di fatto. In Italia viene ormai proposta da economisti dei più diversi orientamenti: è raro che una proposta venga condivisa da diverse scuole di pensiero. Al prossimo Consiglio dei capi di Stato e di governo, che dovrebbe ratificare l'accordo dell'Eurogruppo, l'Italia dovrebbe invece rigettarlo, e proporre che la parte più importante degli interventi anti-crisi, il cui volume dovrebbe raddoppiare per estendersi almeno al prossimo anno, sia attuata con un intervento della Banca centrale europea”. “In caso di rifiuto da parte degli altri partner, la strada meno dannosa sarebbe quella di dare seguito a ciò che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto di recente: per questa emergenza, ‘Faremo da soli'”.

I firmatari di questo appello contro l'accordo sono: Nicola Acocella (univ. Roma La Sapienza); Davide Antonioli (univ. Ferrara); Amedeo Argentiero (univ. Perugia); Pier Giorgio Ardeni (univ. Bologna); Alberto Avio (univ. Ferrara); Lucio Baccaro (Managing Director, Max Planck Institute, Colonia); Alberto Baccini (Univ. Siena); Roberto Balduini (economista, Roma); Federico Bassi (univ. Paris Nord); Annaflavia Bianchi (economista, Bologna); Maria Luisa Bianco (univ. Piemonte Orientale); Francesco Bogliacino (Univesidad Nacional de Colombia); Paolo Borioni (univ. Roma La Sapienza); Luigi Bosco (univ. Siena); Alberto Botta (univ. of Greenwich); Carmelo Buscema (univ. della Calabria); Sergio Bruno (univ. Roma La Sapienza); Eugenio Caverzasi (univ. dell'Insubria); Elena Cefis (univ. Bergamo); Sergio Cesaratto (univ. Siena); Federico Chicchi (univ. Bologna); Roberto Ciccone (univ. Roma Tre); Giulio Cifarelli (univ. Firenze); Valeria Cirillo (univ Bari); Carlo Clericetti (giornalista); Caterina Colombo (univ. Ferrara); Andrea Coveri (univ. Urbino); Antonio Cuneo (univ. Ferrara); Salvatore D'Acunto (univ. della Campania); Massimo D'Antoni (univ. Siena); Antonio Di Majo (univ. Roma Tre); Giovanni Dosi (Scuola Superiore Sant'Anna); Luigi Doria (univ. Ca' Foscari); Lucrezia Fanti (ricercatrice, Roma); Caterina Ferrario (univ. Ferrara); Thomas Ferguson (univ. of Massachusetts, Boston); Guglielmo Forges Davanzati (univ. del Salento); Maurizio Franzini (univ. Roma La Sapienza); Andrea Fumagalli (univ. Pavia); James K. Galbraith (univ. of Texas at Austin); Mauro Gallegati (univ. Politecnica delle Marche); Claudio Gnesutta (univ. Roma La Sapienza); Antoine Godin (univ. Sorbonne Paris Nord); Dario Guarascio (univ. Roma La Sapienza); Andrea Guazzarotti (univ. Ferrara); Alan Kirman (univ. Aix-Marseille); Heinz D. Kurz (univ. Graz); Valentino Larcinese (London School of Economics); Andres Lazzarini (univ. of London e Roma Tre); Riccardo Leoncini (univ. Bologna); Emanuele Leonardi (univ. Parma); Riccardo Leoni (univ. Bergamo); Enrico Sergio Levrero (univ. Roma Tre); Gianna Lotito (univ. Torino); Stefano Lucarelli (univ. Bergamo); Ugo Marani (univ. Napoli l'Orientale); Maria Cristina Marcuzzo (univ. Roma La Sapienza e Acc. Lincei); Massimiliano Mazzanti (univ. Ferrara); Marco Missaglia (univ. Pavia); Antonio Musolesi (univ. Ferrara); Nicola ***** (univ. Torino); Guido Ortona (univ. Piemonte orientale); Ugo Pagano (univ. Siena); Ruggero Paladini (univ. Roma La Sapienza); Thomas Palley (Independent economist, Washington D.C.); Dimitri B. Papadimitriou (Levy Economics Institute); Valentino Parisi (univ. Cassino); Gabriele Pastrello (univ. Trieste); Paolo Piacentini (univ. Roma La Sapienza); Paolo Pini (univ. Ferrara); Paolo Polinori (univ. Perugia); Cesare Pozzi (Luiss Guido Carli e univ. di Foggia); Felice Roberto Pizzuti (univ. Roma La Sapienza); Lionello Franco Punzo (univ. Siena); Michele Raitano (univ. Roma La Sapienza); Simonetta Renga (univ. Ferrara); Riccardo Realfonzo (univ. del Sannio); Louis-Philippe Rochon (Laurentian University, Canada); Umberto Romagnoli (univ. Bologna); Roberto Romano (economista); Sergio Rossi (univ. di Friburgo); Vincenzo Russo (univ. Roma La Sapienza); Roberto Schiattarella (univ. Camerino); Mario Seccareccia (univ. Ottawa); Alessandro Somma (univ. Roma La Sapienza); Antonella Stirati (univ. Roma Tre); Giuseppe Tattara (univ. Venezia); Pietro Terna (univ. Torino); Mario Tiberi (univ. Roma La Sapienza); Stefano Tomelleri (univ. Bergamo); Leonello Tronti (univ. Roma Tre); Gianni Vaggi (univ. Pavia); Marco Valente (univ. dell'Aquila); Vittorio Valli (univ. Torino); AnnaMaria Variato (univ. Bergamo); Carlo Vercellone (univ. Paris 8 ); Matias Vernengo (Bucknell University, Usa); Marco Veronese Passarella (Leeds University Business School); Giulia Zacchia (univ. Roma La Sapienza); Maurizio Zenezini (univ. Trieste); Gennaro Zezza (univ. Cassino).

https://www.ilparagone.it/economia/economisti-contro-accordo-europa/
 
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L'economia ferma e il dubbio sui decessi in Italia

Il crollo del PIL atteso in Italia ora è dell'ordine del 20% nei prossimi mesi e anche assumendo una ripresa nella seconda parte dell'anno, molte proiezioni del PIL italiano lo riportano indietro rispetto al livello pre-crisi (2007) di quasi un 20%.

Una buona parte di questo disastro economico è autoinflitto perché l'Italia è il paese che ha adottato il “modello Wuhan” di chiusura totale (“total lockdown”), prima e più di qualunque altro, tanto è vero che oggi si parla di “lockdown” all'italiana.

Nessuno sa con esattezza quale fosse il numero di morti in Wuhan che aveva indotto il governo cinese a questa politica. Ci sono molti report che stimano 10 o anche 50 volte più decessi in quella zona e anche in Cina di quelli ufficiali. Nel resto dell'Asia lo si è evitato e anche in Australia ad esempio. Durante queste vacanze pasquali si potevano vedere folle in spiaggia o in viaggio o nei parchi divertimento in tutta l'Asia mentre da noi si inseguivano a uno a uno con droni chi usciva di casa.

In Italia si assume che questo “total lockdown” stile Wuhan sia giustificato data la mortalità  triplicata o quadruplicata a Bergamo, Brescia, Piacenza, Pavia e altre province del Nord nel mese di marzo rispetto agli anni precedenti e si possono leggere articoli che citano “14mila morti in più” o anche, come fa “la Stampa”, ad es. “63 mila morti in più” (da quando è iniziato il conteggio del Covid).


In Italia siamo circa in 60 milioni, abbiamo 650 mila decessi l'anno e circa 230 mila decessi nel periodo gennaio-aprile e quest'anno, in base ai dati Istat, non si riscontra un aumento complessivo di mortalità  rispetto agli anni precedenti. (sito italiaora.org)

LA PRECISAZIONE DELL'ISTAT - I DATI SUI DECESSI DEI PRIMI 4 MESI COPRONO SOLO PARTE DEI COMUNI

Nessuno ovviamente nega che in Lombardia, a Piacenza, in diverse province del Veneto e in Piemonte o persino a Genova si verifichi un picco drammatico di decessi rispetto agli anni precedenti, ma quando parliamo della mortalità  complessiva nel nostro paese, le cause dei decessi sono diverse, le province afflitte dai casi di Covid hanno un 20% della popolazione e questo inverno, come hanno notato diversi report (ad es di Bloomberg il 6 aprile) c'erano meno morti del solito.

Se ci limitiamo a rilevare allora i dati dei decessi nazionali da inizio anno vediamo che, per gli anni precedenti, l'Istat fornisce un totale, dei primi 4 mesi dell'anno di 231 mila morti (arrotondando alle migliaia), parliamo di tutti i morti dal 1 gennaio al 30 aprile in tutta Italia (vedi https://www.istat.it/it/files//2020/03/Tavola-sintetica-decessi.xlsx).
Quest'anno, alla data dell'ultimo aggiornamento del 13 aprile, siamo arrivati a 191 mila decessi . Per fare un confronto dobbiamo allora stimare quanti saranno allora i decessi nell'aprile 2020 per il quale abbiamo i dati fino al 13 aprile.

Dato che ad esempio il 13 aprile ci sono stati 1,457 decessi, stimiamo il totale dei decessi per il resto del mese di aprile come 1,457 X 17 giorni = 25 mila decessi (arrotondando alle migliaia).

Se allora sommiamo ai 191mila decessi alla data del 13 aprile (partendo dal 1 gennaio), la stima di altri 25 mila decessi nel resto del mese di aprile, ottengo 216mila decessi nei primi 4 mesi del 2020 in Italia complessivamente. Dato che la media degli anni precedenti è di 231 mila decessi (sempre nei primi 4 mesi dell'anno), si avrebbe che nel 2020 si stanno verificando meno decessi (circa 15 o 16 mila in meno).

Nei primi quattro mesi del 2020 il totale nazionale che si può stimare intorno a 216 mila decessi sembra essere inferiore a quello dell'anno precedente (232 mila) e alla media degli ultimi cinque anni (231 mila).

In parole povere, in base ai dati pubblicati finora, non è morta più gente quest'anno rispetto agli anni precedenti in Italia nel suo complesso - fermo restando, ripetiamo, che in Lombardia, a Piacenza e altre province da fine febbraio c'è stata un mortalità  tripla in media della media. Noi stessi siamo sorpresi di questo dato e siamo aperti a spiegazioni e correzioni che spieghino diversamente i dati che abbiamo rilevato dall'Istat. Insomma, si apra un dibattito libero, come avviene negli altri Paesi.

L'obiezione che il lockdown abbia ridotto la mortalità  al punto di farla scendere persino sotto la media storica non sembra valida perché quella italiana è la seconda più alta del mondo per il Covid, con 338 morti per 1 milione di abitanti e tanti paesi che non hanno messo tutti agli “arresti domiciliari” come noi (Corea, Giappone, Taiwan, Hong Kong, Australia, Svezia) hanno mortalità  inferiore a 90 morti per 1 milione. Anche paesi che hanno applicato una via di mezzo come l'Olanda e gli USA hanno mortalità  dimezzata rispetto a noi. Sembra cioè poco plausibile che senza lockdown l'Italia avrebbe avuto una mortalità  ancora più alta, visto che tanti altri paesi che lo applicano molto meno hanno anche molti meno morti. Del resto la Germania sta ottenendo ottimi risultati nel contenimento del virus con una politica che lascia molte libertà  ai cittadini.

Lasciamo ad altri le spiegazioni nel merito. Ci limitiamo ad osservare che non è la mortalità  eccessiva a livello nazionale che giustifica il blocco prolungato dei diritti e della vita degli italiani. Dal punto di vista dell'economia italiana c'è una distruzione di reddito enorme, dal punto di vista culturale – qui solo un accenno, si rinvia per un approfondimento all'appello firmato da Aurelio Tommasetti e Paolo Becchi - con la chiusura della Università , o meglio la sua trasformazione in università  telematica prevista per il prossimo semestre autunnale, il Paese ha deciso di suicidarsi.

https://www.ilsole24ore.com/art/siamo-l-unico-paese-mondo-che-sta-distruggendo-sua-economia-e-sua-cultura-causa-virus-ADemZwK
 
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Letture interessanti che fanno riflettere, comincio a pensare seriamente che si è sbagliato più di qualcosa in Italia...

Tornando agli aggiornamenti, in Svizzera si registrano solo 7 decessi, tutti in Ticino. 206 contagi in Svizzera, di cui 26 in Ticino. Sempre meno persone in terapia intensiva
 
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@ takeshi senza voler polemizzare ma ti rispondo in base a quello che ho visto non letto, in zona Lombardia non esageratamente colpita.
I morti sono aumentati e di tanto abitato in un paese dove ci conosciamo tutti e i bar sono il punto di aggregazione e di conseguenza di contagio. In un mese ci sono stati più morti che tutto l'anno scorso e non ti dico i ricoverati o curati a casa. Vicino abbiamo una rsa e lì dentro è stata un'ecatombe non si conoscono i numeri precisi anche perché hanno fatto pochissimi test ma su un centinaio di ricoverati più di venti morti in un mese.
Lato economico non ci capisco un cazzo di mes o Bond ma di sicuro quello che va bene all'europa sarà  un'inculata per noi, l'ideale sarebbe fare l'opposto di quello che ci chiedono i crucchi.

La chiusura capisco ha creato svariati problemi a piccole imprese, bar, ristoranti e negozi che di conseguenza ha messo in difficoltà  molti dipendenti. Anche qua c'è da far notare che negli ultimi anni molti hanno avuto un'incremento considerevole del giro d'affari pensa ad esempio ai bar o pub e ristoranti di Milano, Como e Lecco, quindi molti piangono ma con il culo coperto.

...la fame, mi rifiuto di credere che in Lombardia c'è gente che muore di fame, comunque sia i contributi distribuiti dai comuni per i buoni pasto nella mia zona li hanno intascati tutti i nullafacenti del posto o bingo bongo d'importazione che passavano la giornata al bar tra paglie e slot e già  non pagavano le rette per i pasti dei figli o le bollette. Se poi un operaio con 1000 € di telefonino e macchina da 40.000 in su adesso fatica a mettere un tozzo di pane sotto i denti che si faccia delle domande.
 
[quote="Razor" post=29071]Comunque a me piacevano gli aggiornamenti di @Benz 🙂[/quote]


Grazie mille 😱k: allora ne faccio un altro per te

https://m.tio.ch/ticino/cronaca/1432929/coronavirus-ticino-covid-19-casi-decessi


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Mentre in tutta la Svizzera, solo 119 nuovi casi


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Dalla conferenza stampa del consiglio federale svizzero:


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https://www.ilmessaggero.it/salute/focus/coronavirus_immunologo_le_foche_vacanza_ultime_notizie_22_aprile_2020-5185598.html

“Coronavirus, l'immunologo Le Foche: «Covid19 si spegne da solo. A maggio usciremo e potremo andare in vacanza in Italia»”

Speriamo abbia ragione, anche se non è il primo ed unico a dirlo
 
@osty non dico di no, non dico che nella tua zona non è così, ma i numeri parlano chiaro. Poi siamo onesti, tutti questi morti sono in gran parte per colpa delle scelte politiche di fare tagli alla sanità ! Guarda la Germania, con tutti i letti che hanno in terapia intensiva, hanno salvato moltissime vite.
 
https://www.ligurianotizie.it/e-bassetti-attacca-oms-non-risulta-affatto-che-chi-ha-sviluppato-anticorpi-non-sia-immune/2020/04/26/380233/

E Bassetti attacca Oms: non risulta affatto che chi ha sviluppato anticorpi non sia immune

“Oggi dopo 7 domeniche consecutive in ospedale, posso dedicarmi alla mia famiglia e a rivedere un po' di dati scientifici. Tra oggi e domani verranno spediti alle più prestigiosi riviste scientifiche internazionali i manoscritti contenenti i dati raccolti dal mio gruppo sul Covid-19”.

Lo ha dichiarato oggi su fb il prof. Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova.

“Siamo riusciti – ha aggiunto Bassetti – grazie alla collaborazione straordinaria di tutti i colleghi del San Martino e dell'Università  di Genova a preparare i primi 5 articoli su aspetti diversi dell'infezione. Dati di letalità , di guarigione, di impatto delle varie terapie antivirali e e antinfiammatorie, di sieroprevalenza, ecc.

Anche su questo Il San Martino e l'Università  di Genova diranno la loro a livello italiano e internazionale. Così finalmente si ragionerà  su fatti e dati e non su parole e supposizioni.

Rivedendo i dati dell'Oms però non posso non notare alcune cose.

La letalità  italiana per Covid-19 è più alta di quella di ogni altro paese del mondo, anche di quelli in cui la gente muore per strada senza assistenza sanitaria. Facendo un pò di calcoli:
– Letalità  Italia: 13.7%
– Letalità  Europa: 9.1%
– Letalità  di tutto il mondo esclusa Italia: 5.4%.

Perchè in Italia muore per Covid-19 quasi il 300% in più che non in Uganda, Cina, Venezuela, Ucraina o Tailandia

Perchè il nostro sistema sanitario funziona peggio che in questi paesi o perchè abbiamo sbagliato tutto nella modalità  di contare i decessi?

Negli ultimi due mesi chiunque sia morto con la positività  del tampone è automaticamente morto di Covid-19. Non è così che si dovrebbe stabilire la causa di morte basta leggere un qualunque modello Istat usato per certificare il decesso.

Inoltre, la letalità  riportata oggi è evidentemente sovrastimata anche perchè (e dovrebbe farlo) non tiene conto di tutti i casi di COVID-19 includendo gli asintomatici e quelli che si curano a casa.

Un articolo scientifico pubblicato su Lancet Infectious Diseases da Volmerre e Bommer dice che in Italia abbiamo diagnosticato solo il 6.9% di tutti i casi reali di COVID-19.

Rifacendo quindi i calcoli secondo questi colleghi in Italia ci sarebbero oggi più o meno 3 milioni di casi.

Proviamo a rifare i conti della letalità ? Risultato: 0.8%.

Una percentuale ben diversa di quella che andiamo sbandierando in giro per il mondo.

L'ultima riflessione riguarda quello che l'Oms ha detto relativamente all'immunità  per Covid-19, asserendo senza alcun elemento scientifico che avere gli anticorpi non sarebbe in grado di evitare una nuova infezione da SARS-coV 2.

Io non sono d'accordo perchè ad oggi a me non risulta che chi ha fatto l'infezione e ha sviluppato le IgG si sia nuovamente infettato.

Occorrerebbe quindi maggiore cautela da parte di così prestigiose organizzazioni scientifiche internazionali nel mandare messaggi così importanti”.
 
Lo avevo letto anche io, conferma quello che pensavo già  da un po'... il conteggi italiano dei morti non ha alcun senso
 
Comunque si sta già  discutendo sugli allentamenti dei controlli in dogana, domani la decisone del Consiglio Federale svizzero

https://www.cdt.ch/svizzera/serve-un-allentamento-alle-frontiere-YA2626247
 
Dalla conferenza stampa federale in corso:



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chiusi i confini fino al 8 giugno, però ora possibile il ricongiungimento familiare con gli svizzeri (con coniuge straniero) e gli stranieri residenti. Ricomincia la valutazione ed eventuale concessioni di nuovi permessi di dimora (B) e di lavoro frontaliero (G). Gli svizzeri e i residenti possono già  sconfinare se i paesi limitrofi lo consentono, tranne che per il turismo degli acquisti.
 
Netto calo degli attualmente positivi, record di guariti, mai così basso rapporto nuovi contagi/tamponi eseguiti

https://www.repubblica.it/cronaca/2020/04/30/news/coronavirus_bilancio_30_aprile-255268104/


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Amici, guardiamo un po' le cose con fiducia e positività ! Ad oggi in Ticino ci sono stati solo 8 nuovi contagi e 1 solo morti, ben 25 dimessi. In tutta la Svizzera solo 119 nuovi contagi e 12 morti. Se poi guardiamo il sito worldometers.info vedrete che i guariti (ovvero i dimessi dagli ospedali + quelli guariti in auto isolamento) sono ben 23'400 su 29'705 casi totali. Per finire, oltre 1 milione di guariti su 3 milioni di contagiati a livello globale
 
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